BIWPA

25 marzo 2015

La psicologia arbitrale parte 4 - di Filippo Massimo Gomez

La psicologia arbitrale parte 4 - di Filippo Massimo Gomez


Un buon training per far fronte a determinate situazioni potrebbe essere quello dell’allenamento “a secco“ o meglio la prova ignota (anche denominata dell’immaginazione o visualizzazione).
Questa tecnica consiste nel rievocare e provare nell’immaginazione le situazioni che abbiamo vissuto nella realtà. Dovremmo riviverle così come sono accadute o come immaginiamo possano avvenire, con la consapevolezza di ciò che abbiamo fatto male (nel caso di comportamenti che vogliamo cambiare) e di come ci auspicheremmo di eseguire quel comportamento nel caso lo stesso avvenimento si ripetesse.
La situazione dovrebbe essere rivissuta nella nostra immaginazione in tutti i suoi aspetti: vedere, sentire, movimenti, sensazioni emotive… Esattamente nello stesso modo come se stessero accadendo nella realtà.
La tecnica della prova nell’immaginazione è molto utile per provare ogni tipo di comportamento: segnalazione, gestione del piano vasca, interpretazione delle azioni del gioco (espulsioni o altro), modi di reagire di fronte a certi atteggiamenti di giocatori e allenatori.
Quando facciamo pratica dell’immaginazione, dobbiamo essere concentrati come in partita e nel nostro corpo si devono attivare punti di tensione muscolare come quelli che sono attivati quando la pratica è vera, altrimenti sarebbe inutile farlo. Per questa ragione praticare un comportamento nell’immaginazione facilita il nostro intervento quando questi si presenta nella realtà: dobbiamo sforzarci di concentrarci sugli aspetti più importanti, quelli che noi abbiamo analizzato e ritenuto importanti. Così facendo eliminiamo le cattive abitudini e acquisiamo più facilmente quelle adatte.
Controlli di pensieri irrazionali e inconsci.
  1. Individuare le situazioni che pensiamo non siano state gestite al meglio. Meditare su ognuna delle azioni delle quali siamo insoddisfatti nelle nostre interpretazioni, mantenendo un dialogo interno del tipo: In quella situazione della partita dovevo fischiare rigore e non l’ho dato, ho dato un vantaggio e forse ho estremizzato etc.
  2. Focalizzare il motivo per cui non ho risolto la situazione nel migliore dei modi: “ho fischiato troppo presto, senza vedere quello che poteva accadere”.
  3. Rivivere nell’immaginazione le azioni non gestite al meglio, rivederle per come sono accadute, coinvolgendo tutti i sensi: vedere, sentire, movimento, segnalazione. Sperimentando anche le emozioni vissute.
  4. L’analisi delle situazioni assicura che la soluzione intrapresa fosse quella giusta. Esempio: se io fossi stato attento e concentrato, avrei notato che stava per succedere qualcosa e sarei intervenuto preventivamente. Se fossi stato nel punto giusto, avrei avuto più visuale per meglio analizzare la situazione.
Allo stesso modo in cui si possono provare situazioni che sono probabili nel reale, si possono provare anche nostre reazioni a fronte di situazioni di conflitto immaginarie o sentite confrontandosi con altri colleghi.
  1. I palcoscenici della carriera da arbitro e i loro obiettivi
Gli arbitri, in tutta la loro carriera attraversano vari palcoscenici evolutivi, ognuno di questi ha delle caratteristiche e mete diverse.
In una linea diretta verso l’alto, un arbitro che riesce a realizzarsi nella massima categoria passa attraverso quattro livelli: iniziazione (l’arbitraggio a livello regionale), miglioramento (assunzione di partite di più alto livello tecnico e ricerca per arrivare alla categoria nazionale), passaggio nelle categorie nazionali dalla categoria C alla categoria A) ed élite (arbitro per competizioni internazionali).
Dobbiamo essere consapevoli che non tutti arrivano a quest’ultimo livello. Per questa ragione, qualsiasi sia la nostra categoria, dobbiamo avere ben presente che possiamo essere utili e sentirci soddisfatti, anche quando i nostri sogni e attese iniziali non sono realizzati. Da questo punto di vista, e indipendentemente dal livello realizzato, pressoché tutti gli arbitri che sono chiamati ad assolvere il proprio compito, passano per i seguenti palcoscenici evolutivi:
  1. A) Avanzamento continuo.
Caratteristica di questo primo palcoscenico:
Dal momento che inizia la carriera da arbitro nel Comitato Regionale finché realizza il suo massimo nello stesso.
Questo percorso avrà una durata variabile che dipenderà dal proprio impegno, dalle proprie capacità, dalle caratteristiche e dalle attitudini individuali.
Motivazioni abituali in questa prima tappa:
Generalmente, ci presentiamo nel compito da arbitro per una qualsiasi delle motivazioni esposte nella sezione 1.1.
Dopo poco tempo comprendiamo che è un piacere arbitrare, stare in piscina insieme a colleghi e frequentare l’ambiente pallanuotistico.
Successivamente, saremo ricompensati con l’accettazione da parte delle squadre, dei nostri colleghi e noi stessi dalle nostre performance.
Tutto questo ci porta alla situazione desiderabile di sostituire la motivazione primordiale esterna (il guadagno economico), per un’altra motivazione di tipo interno: la soddisfazione di aver assolto bene il nostro compito e guardare avanti con fiducia.
Questo nuovo processo in realtà ci autoalimenta. Senza accorgercene ci troviamo in una fase successiva e in un nuovo step della carriera di arbitro.
Il processo si ripete ancora e ancora: a categorie più alte, più introito economico, più riconoscimento sociale, più fiducia e autostima. Finché arriviamo a un punto dove noi non avanziamo più di categoria.
Quali sono le considerazioni da fare in questa prima tappa?
Pensare al compito da arbitro come un piano di carriera continuo.
Principalmente, noi dobbiamo imparare e lavorare bene, con umiltà per la nostra continua crescita professionale.
Apprendere e applicare bene le cose che ci sono insegnate e impartite, senza pensare con assiduità e ossessione al risultato e alle ascese.
Non essersi create false illusioni.
Meditare sulle proprie attitudini e limiti.
Essere umile.
  1. B) Stabilizzazione
Caratteristica di questo secondo palcoscenico:
Non avanziamo di categoria e restiamo molte stagioni nella stessa.
I nostri compagni di promozione avanzano e noi no.
Arbitriamo meno dei nostri colleghi e le peggiori partite della nostra categoria.
Le posizioni da analizzare in questa seconda tappa:
Analizzare criticamente la situazione nella quale ci troviamo.
Cercare le ragioni della nostra posizione stagnante, senza trovare scusa alcuna ed evidenziando le nostre responsabilità.
Continuare a impegnarsi e a lavorare per migliorare le nostre prestazioni, confrontarsi con colleghi più esperti, perché anche se la perseveranza non ci assicura il successo, è evidente che gettare la spugna può portarci solamente al fallimento e la regressione nella nostra carriera di arbitro.
Continuare a prefissarci obiettivi a corto termine e non molto ambiziosi che ci autoalimentano.
Non dobbiamo pensare che ci siamo arenati solamente perché dei colleghi hanno avuto più opportunità e/o raccomandazioni rispetto a noi.
Essere consapevole che la cosa più importante in questa fase è stabilire delle mete e un diverso piano di carriera da arbitro, indifferentemente dal tempo che noi prenderemo per avanzare di categoria. L’importante sarà farlo in modo costante e con tenacia.
Quando ci confrontiamo con i nostri colleghi di promozione, dovremmo farlo nelle condizioni positive, mai in termini negativi e senza alimentarsi d’invidia e di risentimento.
Dobbiamo assolvere al meglio il compito che ci verrà affidato, in ogni situazione ed essere felici di farlo, indifferentemente dalla categoria nella quale siamo chiamati a cimentarci.
Dobbiamo competere principalmente con noi stessi, non l’uno contro l’altro e in modo antisportivo.
Mantenere uno scambio di impressioni con il tutor (se l’abbiamo), con arbitri di più elevata esperienza, con colleghi di fiducia e con tecnici responsabili, può servirci a prendere coscienza delle situazioni e cercare soluzioni a problematiche che la nostra competenza attuale non ci consentirebbe di affrontare.
E’ possibile che il nostro ruolo nel mondo arbitrale sia teatrale, non fortemente voluto e ci siamo dentro senza stimoli, non comprendendo che questa è un’importante fase formativa per il proseguimento della carriera, mancando di rispetto a tutti quelli che generalmente investono energie in questo sport.
  1. C) Terzo palcoscenico: regressione
Caratteristica di questo terzo palcoscenico:
Perdita della categoria.
Sentirsi persi e non più utili alla causa.
Pensare che non vale la pena continuare nell’arbitraggio.
Le situazioni che si possono adattare a questa fase per far sì di continuare nell’attività da arbitraggio potrebbero essere:
Reagire positivamente e riorientare la propria situazione, analizzandola in profondità.
Non cercare scuse guardando principalmente a colpe esterne.
Chiedersi se si è fatto tutto il possibile per mantenersi a certi livelli, se mi sono allenato abbastanza, se conosco a sufficienza il regolamento, le sue interpretazioni, etc.
In categorie inferiori noi possiamo continuare ad arbitrare e sentirci utili alla causa, trasferendo la nostra esperienza ad arbitri più giovani che potranno fare tesoro dei nostri insegnamenti.
Possiamo così ottenere il loro riconoscimento e apprezzamento, essere accettati più per quello che siamo che per quello che abbiamo dato (inteso come categoria raggiunta da arbitro).
Dobbiamo mantenere contatti e scambi d’impressioni con colleghi di fiducia, col nostro tutor (se l’abbiamo) per capire precisamente in che situazione ci troviamo, e come reindirizzare le nostre mete e obiettivi.

La figura del tutor
È molto difficile incamminarsi nella vita senza nessuno che ci aiuti, ci guidi, ci informi delle insidie e dei pericoli e c’insegni cose utili nell’attività che stiamo incominciando a intraprendere. Questa è una cosa normale nella vita, direi quasi accademico nel mondo del lavoro e, perché no, nel mondo dell’arbitraggio. Questa figura è da identificarsi nel ” tutor “.
Il tutor è una persona di fiducia che ci guida, insegna, aiuta a superare i momenti difficili della nostra carriera da arbitro perché fa da insegnante, da modello, da guida, da consulente, da amico, da confidente, da complice. Grazie ai suoi consigli noi saremo capaci di vedere in modo chiaro la strada dinanzi a noi per assimilare quei concetti utili per evolvere la nostra tecnica da arbitro. Il tutor è quella persona che ci offre il suo sostegno, ha avuto fiducia in noi e ci ha aiutato ad avere fiducia e consapevolezza nei nostri mezzi per darci la possibilità di arrivare al posto che, per i nostri meriti, ora occupiamo nel mondo arbitrale.
Il tutor è una persona dell’universo arbitrale, ma non deve essere necessariamente una persona influente nelle decisioni finali. Il tutor non ci raccomanda per il salto di categoria, ma fa in modo che quando le nostre chanches si presentano noi, saremo pronti ad affrontarle con la tranquillità e la consapevolezza di chi è stato preparato a dovere per far fronte alle difficoltà che l’evento prevede.
È, infatti, nei momenti difficili che dobbiamo andare dal nostro tutor così che lui ci possa aiutare a discernere perché stiamo attraversando un cattivo momento e deve aiutarci a capirlo per affrontarlo e risolverlo.
E’ facile dimenticare il nostro tutor nei momenti del successo, poiché quando le cose vanno bene, è facile cadere nell’autosufficienza e nell’egocentrismo. Certamente, uno scambio d’impressioni col nostro tutor ci farà capire che il successo può essere effimero se noi non siamo umili, costanti e persistenti nel lavoro.



Ver también :







Un buen entrenamiento para hacer frente a determinadas situaciones sería la de entrenamiento "seco" o mejores pruebas desconocido (también llamada imaginación o visualización).

Esta técnica es tratar de evocar las situaciones imaginación que hemos experimentado en la realidad. Debemos revivirlos como sucedieron o cómo nos imaginamos que puede hacerse, con el conocimiento de lo que hemos hecho mal (en el caso de conductas que queremos cambiar) y cómo podemos desear para llevar a cabo ese comportamiento si el mismo incidente vuelva a ocurrir.

La situación debe valorarse en nuestra imaginación en todos sus aspectos: vista, oído, el movimiento, sentimientos emocionales ... exactamente de la misma manera como si estuvieran sucediendo en realidad.

La técnica de la prueba en la imaginación es muy útil para tratar todo tipo de comportamiento: la presentación de informes, la gestión de la cuenca, la interpretación de las acciones del juego (expulsión u otros), la manera de reaccionar ante ciertas actitudes de los jugadores y entrenadores.

Cuando practicamos la imaginación, tenemos que estar concentrados como en el juego y en nuestros cuerpos deben activar musculares puntos de tensión como las que se activan cuando la práctica es cierto, de lo contrario sería inútil hacerlo. Por esta razón el comportamiento de la práctica en la imaginación facilita nuestra intervención cuando estas miradas en la realidad: hay que esforzarse por concentrarse en lo más importante, los que hemos analizado y que se consideran importantes. De este modo eliminamos los malos hábitos y adquirir más fácilmente los correctos.

Controles de pensamientos irracionales e inconscientes.

Identificar situaciones que no hemos llevado mejor. Medita en cada una de las acciones de las que somos infelices en nuestras interpretaciones, el mantenimiento de un diálogo interno así: En la situación del juego que tenía que pitar penalti y me he dado, me dio una ventaja y tal vez tengo una extrema etc.
Enfoque la razón por la que no he resuelto la situación de la mejor manera: "Yo abucheado demasiado pronto, sin ver lo que podría suceder."
Revivir acciones imaginación no administrados, en el mejor, para revisarlas como sucedieron, involucrando todos los sentidos: vista, oído, el movimiento, la presentación de informes. Además de experimentar las emociones vividas.
El análisis de las situaciones asegura que la solución emprendido fue la correcta. Ejemplo: si yo fuera atento y concentrado, me di cuenta de que algo iba a pasar y yo estaría hablando con antelación. Si yo estuviera en el lugar correcto, habría tenido más visual para analizar mejor la situación.
De la misma manera que usted puede experimentar situaciones que probablemente en lo real, también puede probar nuestras reacciones ante las situaciones de conflicto o escuchar imaginario comparando con otros colegas.

Las etapas de su carrera como árbitro y sus objetivos
Los árbitros, a lo largo de su carrera a través de diversas etapas de la evolución, cada uno de ellos tiene las características y diferentes destinos.

En una línea directa hacia arriba, un árbitro puede realizarse en la categoría más alta pasa por cuatro niveles: iniciación (el arbitraje a nivel regional), la mejora (teniendo un montón de alto nivel técnico y de investigación para llegar a la categoría nacional ), paso en las categorías nacionales de la categoría C a la categoría A) y élite (árbitro para competiciones internacionales).

Debemos ser conscientes de que no todos llegan a ese nivel. Por esta razón, cualquiera que sea nuestra profesión, tenemos que tener en cuenta que podemos ser útiles y se sienten satisfechos, incluso cuando nuestros sueños y expectativas iniciales no se dieron cuenta. Desde este punto de vista, y sin tener en cuenta el nivel alcanzado, casi todos los árbitros que están llamados a cumplir con su tarea, ir a través de las siguientes etapas de la evolución:

A) El avance continuo.
Característico de esta primera etapa:

Desde que comenzó su carrera como árbitro en el Comité Regional hasta que se da cuenta de su máximo en el mismo.

Esta ruta tendrá una duración variable que dependerá del compromiso, de su capacidad, las características y actitudes individuales.

Motivaciones asiduos en esta primera etapa:

En general, nos presentamos a la función como árbitro por cualquiera de las razones que se indican en el apartado 1.1.

Después de un corto tiempo, entendemos que es un placer para arbitrar, la estancia en la piscina junto con colegas y asistir al entorno pallanuotistico.

Posteriormente, seremos recompensados ​​con la aceptación por parte de los equipos, nuestros colegas y nosotros mismos por nuestra actuación.

Todo esto nos lleva a la situación deseable sustituir la motivación externa primordial (ganancia o pérdida), para otro tipo de motivación interna: la satisfacción de haber llevó a cabo nuestra tarea bien y mirar hacia adelante con confianza.

Este nuevo proceso en realidad nos da de comer. Sin darnos cuenta nos encontramos en una etapa posterior y en una nueva etapa en la carrera de árbitro.

El proceso se repite una y otra vez: en las categorías superiores, tomar un reconocimiento más económica, más social, más confianza y autoestima. Mientras se llega a un punto donde no avanzamos más de categoría.

¿Cuáles son las consideraciones que hacer en esta primera etapa?

Piense en la función como árbitro como un plan de carrera continua.

En primer lugar, tenemos que aprender y trabajar bien, con humildad para nuestro crecimiento profesional continuo.

Conozca y aplique las cosas buenas que nos enseñan y enseñan, sin pensar asiduamente y obsesión por el resultado y ascendido.

Al no crear falsas ilusiones.

Meditando sobre sus capacidades y sus límites.

Sé humilde.

B) Estabilización
Característico de esta segunda etapa:

No haga avanzar la categoría y permanecemos muchas temporadas en el mismo.

Nuestro avance promoción compañero y nosotros no.

Arbitrar menos de nuestros colegas y los peores partidos de nuestra categoría.

Las posiciones que se analizarán en esta segunda etapa:

Analizar de manera crítica la situación en la que nos encontramos.

Puedes buscar las razones de nuestra posición estancada, sin encontrar ninguna excusa y resaltando nuestras responsabilidades.

Seguir trabajando y trabajar para mejorar nuestro desempeño, hacer frente a sus colegas más experimentados, ya que si bien hay constancia asegura el éxito, está claro que tirar la toalla sólo puede conducir al fracaso y la regresión en nuestro árbitro carrera.

Continuar a fijarnos metas a corto plazo y no muy ambicioso que nos refuerza a sí mismo.

No debemos pensar que sólo porque nos varados colegas han tenido más oportunidades y / o recomendaciones con respecto a nosotros.

Tenga en cuenta que lo más importante en esta etapa es establecer metas y un plan de carrera diferente por el árbitro, sin importar el tiempo que vamos a tomar para avanzar en la categoría. Lo importante es hacerlo de manera consistente y con tenacidad.

Cuando nos comparamos con nuestra promoción colegas, debemos hacerlo en términos positivos, nunca en términos negativos y sin alimentarse de la envidia y el resentimiento.

Tenemos que llevar a cabo para la tarea que se nos ha confiado, en cada situación y ser feliz de hacerlo, independientemente de la categoría en la que estamos llamados a probarnos a nosotros mismos.

Tenemos que competir principalmente con nosotros mismos, no unos contra otros y así antideportiva.

Mantener un intercambio de impresiones con el tutor (si tenemos), con árbitros de mayor experiencia con colegas de confianza y responsables técnicos, nos puede servir para tomar conciencia de las situaciones y buscar soluciones a los problemas que nuestra experiencia presente allí aborde.

Es posible que nuestro papel en el mundo del arbitraje es teatral, no fuerte y estamos en ningún estímulo, sin darse cuenta de que esta es una importante etapa de formación para la continuación de su carrera, faltar al respeto a todos los que por lo general invierten en energía este deporte.

C) Tercera etapa: regresión
Característico de esta tercera etapa:

Categoría de Pérdidas.

Sentirse perdido y ya no es útil a la causa.

Piense que vale la pena seguir en el arbitraje.

Las situaciones que se pueden adaptar a este paso para asegurar la continuidad en el arbitraje de la actividad podría ser:

Reaccionar positivamente y reorientar su situación, analizarla en profundidad.

No busque excusas que buscan principalmente a fallas externas.

Me pregunto si usted ha hecho todo lo posible para mantenerse en ciertos niveles, si he entrenado lo suficiente, si usted sabe lo suficiente acerca de las reglas, sus interpretaciones, etc.

En las categorías inferiores podemos seguir arbitrar y sentirse útiles a la causa, transfiriendo nuestra experiencia a los árbitros más jóvenes que hará un balance de nuestras enseñanzas.

Así que podemos obtener su reconocimiento y aprecio, para ser aceptado por lo que somos más que por lo que le han dado (como categoría alcanzada por el árbitro).

Tenemos que mantener los contactos y el intercambio de impresiones con colegas de confianza, con nuestro tutor (si tenemos) para entender precisamente en esa situación que nos encontramos, y cómo redirigir nuestras metas y objetivos.

 

El tutor

Es muy difícil establecer en la vida, sin nadie que nos ayude, nos guíe, nos hablan de las trampas y peligros, y nos enseñan cosas útiles en la actividad que estamos empezando a tomar. Esto es algo normal en la vida, casi académica en el mundo del trabajo y, por qué no, en el mundo del arbitraje. Esta cifra ha de ser identificado en el "tutor".

El tutor es alguien de confianza que nos guía, enseña, ayuda a superar los momentos difíciles de nuestra carrera como árbitro, ya que es un maestro, un modelo, una guía, un consultor, un amigo, un confidente, como cómplice. Gracias a su consejo que será capaz de ver claramente el camino por delante para asimilar los conceptos de evolucionar nuestra tecnología para árbitro. El tutor es una persona que nos ofrece su apoyo, él tenía confianza en nosotros y nos ayudó a tener confianza y el conocimiento en nuestro medio para darnos la oportunidad de llegar al lugar que, por nuestros méritos, ahora que ocupamos en el arbitraje mundo.

El tutor es una persona del arbitraje universo, pero no necesariamente para ser una persona influyente en las decisiones finales. El tutor no recomendable para el salto en la clase, pero se asegura que cuando nuestros chanches nos ocurren, estamos listos con la tranquilidad y la conciencia de que estaba bien preparado para hacer frente a las dificultades que el evento esperado.

De hecho, es en los momentos difíciles que tenemos que ir por nuestro tutor para que nos puede ayudar a discernir por qué estamos pasando por un mal momento y debe ayudarnos a comprender que para hacerle frente y solucionarlo.

Es fácil olvidar nuestro tutor en los momentos de éxito, porque cuando las cosas van bien, es fácil caer en uno mismo y el egocentrismo. Ciertamente, un intercambio de impresiones con nuestros tutores nos hará comprender que el éxito puede ser efímero si no somos humildes, consistente y persistente trabajo.

No hay comentarios:

Publicar un comentario